Le (tante) forme del dolore

Mettere una pezza sul cuore non fa altro che prolungare la sofferenza. Per superarla e lasciarsela alle spalle, occorre avere la consapevolezza che viverla e attraversarla è l’unica strada possibile.

Una separazione, un lutto, un licenziamento, un’amicizia che finisce, un tradimento o un abbandono, ma anche un ambiente in cui non riusciamo a inserirci, un cambiamento drastico, un amore non corrisposto: nella vita ognuno di noi si trova a vivere un dolore o ad affrontare un profondo dispiacere.
Ci sentiamo scossi, travolti, spenti e privi di energia. Nulla sembra darci conforto. Intorno a noi sentiamo la voce di chi dispensa consigli, ci dice cosa dovremmo pensare, dire o, addirittura, provare e quando dovremmo stare bene. E c’è anche chi non si accorge di nulla perché siamo bravissimi a mascherare i nostri stati d’animo. In realtà, non riusciamo a venirne a capo, il dolore ci imbriglia e abbiamo la sensazione di soccombere.

COME UN’ONDA TRAVOLGENTE

Ci sposta dal nostro centro
Lo sappiamo bene, lo abbiamo provato sulla nostra pelle: il dolore può essere dirompente. Il più delle volte lo è.
Quello che proviamo è talmente forte e spiazzante che cerchiamo in ogni modo di metterlo a tacere.
Apriamo gli occhi, sempre di essere riusciti a dormire un po’, e il nostro dolore è già lì, accanto a noi, dentro di noi. Lavoriamo, ci occupiamo della casa, facciamo la spesa e all’improvviso, eccolo lì, il dolore ci colpisce al fianco.
Siamo disorientati ma con un’unica certezza: non sentire più quella fitta che trafigge il cuore, quel pensiero che ci annebbia la testa, quel lampo che spezza il fiato. Cosa vorremmo? Che fosse silenzio. Non sentire più nulla. Per questo cerchiamo di mettere a tacere la sofferenza: ritirandoci o distraendoci.

LA REAZIONE CHE NON TI ASPETTI

Il dolore prende forma nel corpo e sul corpo
Il dolore crea un vuoto: intorno a noi e dentro di noi. Ed è proprio quel vuoto che, spesso inconsapevolmente, cerchiamo di riempire.
Il primo rifugio? Il cibo, il più delle volte. L’ennesimo pacchetto di patatine, la vaschetta di gelato o la pizza per la quinta volta consecutiva rappresentano la forte reazione che abbiamo messo in campo e che si vede, inevitabilmente, proprio sul corpo: chili in più, trascuratezza, lentezza, mancanza di interesse, ricerca costante di situazioni comfort in cui adagiarsi. Ci espandiamo proprio per colmare quel vuoto. E, come se non lo sapessimo bene, il dolore aumenta e si ancòra sottopelle.

Altre pezze sulla ferita? Le reazioni al dolore possono essere diverse tanto che ognuno trova la propria strategia per andare avanti, un giorno dopo l’altro. E così possiamo adottare comportamenti che, portati all’estremo, hanno l’unico scopo di “stordirci” un po’ e distrarci, magari lasciandoci stremate sul divano: un bicchiere di alcol in più, maratone tv, notti insonni, pulizie a fondo o ribaltamento degli appartamenti in cui viviamo, ore di lavoro raddoppiate o acquisti compulsivi. Qualsiasi cosa.
Il risultato? Un sollievo solo temporaneo. Infatti, anche se può sembrare paradossale, pensiamoci bene qualsiasi strategia mettiamo in atto per placare il dolore si rivela inutile perché non affrontare la sofferenza e non permetterle di manifestarsi in tutta la sua potenza rischia solo di renderla più profonda e prolungarla.

LA SVOLTA

Non temerlo, fatti “amico” il tuo dolore
Per superare e uscire da un dolore, quindi, c’è solo una cosa da fare: guardarlo a viso aperto, accoglierlo, lasciarsi invadere, sentire la sofferenza in ogni fibra del nostro corpo per arrivare a percepire, in un tempo che è solo nostro, dove il dolore non c’è. Prima in un punto, poi in un altro, poi in un altro ancora.
Può spaventare? Sì. Può sembrare impossibile riuscirci? Sì. Eppure, possediamo naturalmente le risorse per farlo perché questa è la reazione naturale e autentica.
Ritirarsi, raccogliersi in sé, stare in silenzio, osservarsi, prendersi il tempo necessario, fare spazio alla tristezza, lasciare sgorgare tutte le lacrime che arrivano, non avere paura. E soprattutto non cercare scorciatoie. Solo così, un passo dopo l’altro, ci accorgeremo del primo sorriso che si riaffaccerà sul viso. Che è la cosa che conta. E non avremo più bisogno di trovare soluzioni illusorie.

Prova a chiederti
Quando ti capita di soffrire o di vivere un dolore, come reagisci? Qual è la tua “pezza”?
Esserne consapevole è il primo passo per riconoscerla quando dovesse capitare in futuro e adottare un comportamento efficace per tornare a stare bene.

Se lo desideri scrivimi per raccontarmi come ti senti e, se hai sperimentato i miei suggerimenti, per farmi sapere com’è andata.

La cassetta degli attrezzi

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Francesca Testi

Mi chiamo Francesca Testi e vivo a Milano. Psicologa, counselor e formatrice, da quasi venti anni mi occupo di benessere emotivo in ambito individuale, familiare e professionale. Ti aiuto a diventare protagonista della tua vita, riscoprendo la persona che sei, e a esprimere, senza timori, ciò che pensi e che provi.